mercoledì 17 ottobre 2007

GLI ANNI 80 DI MIA MARTINI


La sua attività è contraddistinta da un nuovo e più autentico spirito di lavoro e da un esclusivo interesse artistico, che la porta a valutare i progetti che le interessano davvero, indipendentemente dalla aspettative di successo.
Ma i rapporti con Fossati si complicano, e in seguito a ciò sfuma una sospirata collaborazione con
Pino Daniele che prevedeva la realizzazione di un intero album.
Nel
1981, dopo una difficile operazione alle corde vocali, che ne modifica leggermente il timbro e l'estensione in favore di una voce più roca, Mia è decisa a proporsi anche come cantautrice, presentandosi con un look più discreto e maschile, lontano anni luce da quello eccentrico degli anni settanta. Realizza per la DDD (Drogheria di Drugolo di Roberto Galanti) l'album Mimì: dieci brani quasi interamente scritti da lei e registrati tra Londra e gli Usa con gli arrangiamenti di Dick Halligan.
I risultati sono sorprendenti e variano le atmosfere musicali: degne di nota Parlate di me, Sono tornata e Del mio amore. Vengono estratti due singoli (E ancora canto e Ti regalo un sorriso, con cui partecipa al Festivalbar) e il progetto ottiene un buon successo.
Nel
1982 arriva il vero rilancio discografico con la prima partecipazione di Mia al Festival di Sanremo, dove interpreta ancora una canzone scritta da Ivano Fossati, intitolata E non finisce mica il cielo. La qualità di un brano del genere, spesso destinato a non raggiungere il podio, viene comunque riconosciuta dai giornalisti con il prestigioso Premio Della Critica, istituito appositamente per lei.
Nello stesso anno scrive uno dei suoi testi in assoluto più validi, Quante volte, su musica e arrangiamento soft-funk di
Shel Shapiro, che produce l'Lp Quante volte ho contato le stelle. Un album che la cantante dedica al padre e in cui compaiono altri brani firmati dalla stessa Mimì: Stelle, Bambolina (proposta su singolo l'anno dopo) e il testo di Vecchio sole di pietra su musica di Fossati (episodio del tutto eccezionale nella carriera di quest'ultimo, abituato a scrivere testi e musiche delle sue canzoni). Fra gli altri autori compaiono anche Riccardo Cocciante, Mimmo Cavallo (col quale aveva già intrapreso una collaborazione due anni prima), e Gianni Bella (di cui riprende Nuova gente con testo di Mogol), oltre all'affezionato Maurizio Piccoli che firma Solo noi, retro del singolo Quante volte.
Ma il mondo dello spettacolo la ostacola in modo sempre più insostenibile, per la fama che lega il suo nome ad eventi negativi, una meschina diceria sorta almeno dieci anni prima e divenuta insistente proprio nei primi anni ottanta. Invidia e stupidità da parte di colleghi e addetti ai lavori segneranno profondamente la sua esistenza, spingendola a rinunciare ad una grande carriera e ad un pubblico che non l'ha mai abbandonata.


Sul finire del 1983 decide di ritirarsi dalle scene, organizzando al teatro Ciak di Milano un concerto con musicisti di prim'ordine che diventerà l'album Mia Martini dal vivo - Miei compagni di viaggio. Mimì ripercorre le tappe più importanti della sua crescita musicale attraverso le cover di autori a lei particolarmente cari, tra cui John Lennon, Randy Newman, Vinicius de Moraes, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, e Luigi Tenco. Ai cori di un brano piuttosto emblematico come Big yellow taxi di Joni Mitchell partecipano anche Loredana Bertè, Ivano Fossati, Cristiano De André, e l'amica di sempre Aida Cooper, vocalist di talento. Il concerto si chiude con il significativo brano Ed ora dico sul serio ("...Non vorrei cantare più") di Chico Buarque De Hollanda.
Nel
1985, la DDD prova un ulteriore ed ultimo tentativo per rilanciare la carriera di Mia Martini cercando di farla partecipare al Festival di Sanremo con Spaccami il cuore, un pezzo scritto da Paolo Conte, che però viene scartato dalle selezioni. Il brano viene comunque stampato su 45 giri, ma in pochissime copie. Sul retro, un'altra composizione della stessa Mimì intitolata Lucy, in cui emerge il contrasto tra il Sole e la Luna intesi nel significato simbolico che assumono all'interno dei Tarocchi (vecchia passione dell'artista), unitamente ad una filastrocca tradizionale calabrese nel dialetto di Bagnara, per l'occasione musicata.
Dopo l'ultimo episodio di ostracismo, critici e addetti ai lavori sembrano ostinati a condannarla ad "un tunnel", come lei stessa lo definì anni dopo: probabilmente era anche il tunnel della depressione, che Mimì non riuscì mai a superare veramente dopo la fine della relazione con Fossati. Durante questo periodo di profonda crisi, spesso apparsa insanabile, l'artista riparte dalle proprie origini, dalla sua Calabria, dal rapporto col padre, alla ricerca della sua stessa identità.
Per sopperire alle notevoli difficoltà economiche, Mimì, nel frattempo trasferitasi a
Calvi dell'Umbria, continua comunque ad esibirsi in locali di provincia o di periferia, accompagnata da altri gruppi.


Solo nel 1989, alcuni dei discografici che l'avevano seguita all'inizio (Lucio Salvini in particolare, e Giovanni Sanjust) potranno convincerla ad un grande rientro. La canzone Almeno tu nell'universo era stata scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972 (addirittura nella stessa settimana di Piccolo uomo), e rimasta nel cassetto anche perché un po' troppo avanti nei contenuti. Grazie all'interessamento di Adriano Aragozzini, allora direttore artistico del Festival di Sanremo, Mia Martini può gareggiare con questa canzone.L'interpretazione suscita gli entusiasmi del pubblico e le vale per la seconda volta il Premio della Critica: un assoluto trionfo che pone fine a un altro dei tanti periodi bui, ogni volta superati con un consenso sempre maggiore.
Il successo di Sanremo la incoraggia ad intraprendere una vera nuova tournèe e ad incidere per la sua nuova casa discografica, la
Fonit Cetra, un nuovo Lp dopo tanti anni, intitolato semplicemente Martini Mia.... Si tratta di un lavoro realizzato a tempo di record, che racchiude canzoni tra cui Notturno e Donna, scritta due anni prima da Enzo Gragnaniello.
Il cantautore napoletano aveva conosciuto Mimì in una delle sue serate e ne era rimasto molto colpito, al punto da scrivere in brevissimo tempo il primo di una lunga serie di brani che la cantante inciderà a partire dal suo ritorno sulle scene, ricambiando un'enorme ammirazione.
Donna viene scelta anche come secondo singolo e presentata al Festivalbar, dove le viene consegnato il Disco D'Oro per le oltre 100.000 copie vendute del suo album.