Il Servizio pubblico sta morendo per stupidità, per ignavia, per incompetenza, non per un perverso disegno politico. Giorno dopo giorno, il Servizio pubblico sta dilapidando il suo patrimonio storico al punto da mettere in forse la sua stessa esistenza. Perché bisogna pagare il canone per programmi come Unomattina, Occhio alla spesa, Piazza grande. Festa italiana, L'Italia sul Due, La vita in diretta, Ricomincio da qui e tanti altri? Non ho niente contro i reality (se usati con intelligenza sono pur sempre un modo nuovo di fare tv) ma perché ben due programmi, L'Italia sul Due e La vita in diretta, devono occuparsi dell'Isola dei famosi? Perché il Servizio pubblico, invece di rappresentare la realtà in cui viviamo, sta soffocando in gioco sempre più perverso di autoreferenzialità, dove la tv non fa altro che parlare di tv? Alle volte, si ha l'impressione che i membri del Cda della Rai e i suoi massimi dirigenti non guardino i programmi che vanno in onda. Sì, magari la sera getteranno un occhio sulla gara di ballo o sui fuoriclasse di Carlo Conti, non si perderanno una puntata di Annozero o di Ballarò per vedere come sono stati trattati i loro referenti politici, ma, ripeto, l'impressione è che non guardino i programmi. Per dire, Raiuno ha trascorso il pomeriggio di giovedì a parlare del fratello di Manuela Arcuri, di Alessandro Cecchi Paone (che, tra l'altro, lavora per la concorrenza), del delitto di Perugia. Tutti i giorni così. Mi piacerebbe sapere se il direttore generale è a conoscenza del fatto che il guru dei pomeriggi di Raidue è tal Alessandro Meluzzi, uno che ha già sposato tutte le cause sposabili e che di recente si è autoproclamato portavoce di don Gelmini. Ecco, il Servizio pubblico si decompone così, nelle pieghe della quotidianità, la sua vita in diretta non è altro che l'impazienza di decadere.
Aldo Grassoper "Il Corriere della Sera"
Aldo Grassoper "Il Corriere della Sera"