martedì 13 novembre 2007

UNA DOMENICA DI DISINFORMAZIONE


Perché, nei momenti tragici, le nostre tv non sanno mai come comportarsi? Un tifoso muore davanti a un autogrill, ucciso da un colpo d'arma da fuoco esploso da un agente della Polstrada. Un ragazzo muore per un «tragico errore», muore per una delle tante insensatezze che ormai accompagnano il calcio. La notizia arriva nelle redazioni e in tv con molto ritardo, forse dovuto all'imbarazzo di raccontare unascena come questa. Sky fa subito il suo dovere, è una macchina informativa sempre aperta. La Rai affida ai conduttori che in quel momento sono in onda la gestione della notizia: su Raiuno interviene Massimo Giletti, su Raidue Simona Ventura. Per non ripetere l'impaccio con cui la trasmissione nel 1995 trattò l'uccisione del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo, la Ventura decide opportunamente di interrompere. A Mediaset, invece, gli imitatori di «Guida al campionato» vanno avanti come se niente fosse. Solo più tardi tutti i network racconteranno per esteso e commenteranno il tragico evento. Che strano Paese il nostro. Muore un tifoso in questa maniera.incredibile e qualcuno decide che bisogna andare avanti. Così le decisioni le prendono le curve, come nei Paesi più incivili, dominati dalla violenza. Perché la Rai non contempla una procedura d'urgenza per casi simili e una rete prènde in mano la faccenda? Perché a Mediaset ci mettono così tanto a sintonizzarsi sull'assurdità e sulla tragicità di quanto è successo? Genoa-Milan del '95 non ha insegnato nulla; la sospensione in diretta del derby Lazio-Roma 2004, pretesa dai tifosi, non ha insegnato nulla. L'informazione potrebbe forse aiutare il ministro, o chi per lui, a prendere una decisione più sensata. Così, invece, abbiamo vissuto un'altra maledetta domenica di disinformazione, di confusione, di sbandamento. Cioè, di calcio.
Aldo Grasso per "Il Corriere della Sera"